Eppure Socrate non aveva uno Smartphone


Hi-Tech / martedì, Marzo 5th, 2013

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Abbiamo appena inaugurato un nuovo anno, il 2013, la vita non è stata cancellata come da previsioni Maya e il nostro tanto amato ecosistema hi-tech è ancora lì al suo posto, tronfio e grasso, con le ormai quotidiane novità che lo rifocillano di qualsiasi diavoleria. Mai come negli ultimi anni la tecnologia ha iniziato una crescita esponenziale in termini di sviluppo e progresso, dalle scoperte sensazionali del CERN fino ai gadget che ci aiutano nel quotidiano a rendere tutto più semplice e, perché no, divertente.

Bambini, adulti e addirittura anziani sembrano essere perfettamente a proprio agio con la stragrande maggioranza dei dispositivi in circolazione, ormai parte integrante della nostra società, grazie alla loro semplicità di utilizzo e naturalmente alle loro funzionalità innovative. Eppure, nonostante la tecnologia sia entrata di prepotenza nelle nostre vite, è quasi sorprendente come la maggior parte delle persone sia invece ancora aggrappata a vecchie abitudini, ponendosi verso le novità da un punto di vista errato.

Prendiamo i cellulari, ormai ribattezzati Smartphone, date le potenzialità di cui dispongono. Sfido chiunque a provare a confrontarsi con amici, parenti, conoscenti e colleghi e scoprire quanti si affidano ancora ciecamente al tanto utile quanto obsoleto PIN, senza però avere la minima idea di come proteggere realmente il proprio device da mani indesiderate. La stragrande maggioranza degli utenti infatti è ancora convinto che mantenere attivo il blocco PIN sia sufficiente a tenere lontano un malintenzionato. Eppure dovrebbe essere ovvio: il PIN protegge la scheda SIM, non lo Smartphone. D’accordo, il credito potrebbe essere utilizzato da qualcun altro (seriamente?), ma non è esclusiva degli appassionati del genere essere a conoscenza del fatto che sostituire la SIM è più che sufficiente per saltare l’ostacolo del codice di sicurezza.

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Certo, questo è solo un piccolo dettaglio, utile però a comprendere come tutta questa tecnologia venga sfruttata al meglio solo da un’esigua percentuale di utenti, gli appassionati appunto. Quasi tutti hanno uno Smartphone, pochi lo sanno utilizzare. Qualche sfondo, una suoneria personalizzata, qualche scatto e stop. Schermate abbandonate al loro destino, widget inutilizzati, banchi di memoria RAM dimenticati, CPU ormai addormentate e destinate all’oblio. Smartphone dalle capacità eccellenti utilizzate per un messaggino con emoticon su Whatsapp e una sbirciata veloce al diario di Facebook.

E il progresso dov’è? Com’è possibile che tutta questa innovazione non venga sfruttata come merita? Perché ci ostiniamo ad acquistare gadget elettronici senza nemmeno conoscerne le potenzialità? La risposta “per moda” è troppo comoda, o comunque non completamente soddisfacente. Perché se per il mondo della telefonia potrebbe essere sufficiente, per tutto il resto non lo è. È difficile capire cosa spinga un utente poco avvezzo alle novità a presentarsi in un negozio di elettronica e scegliere, ad esempio, un televisore piuttosto che un altro. Un appassionato acquista una TV secondo determinate specifiche tecniche: prestazioni, tipologia di pannello, funzionalità, versatilità, dimensioni e solo di conseguenza marca e, perché no, estetica. Ma un utente “medio”? Di fronte alla scelta valuta il prezzo, esclude i brand che non reputa simpatici, guarda le dimensioni pensando a quanto farà colpo con gli amici e si lascia abbindolare dai commessi, che a volte (vogliamo essere buoni) ne sanno meno di loro – c’è ancora chi consiglia di lasciare i nuovi telefoni in carica per almeno 12 ore, quando le batterie agli ioni di litio in commercio da oltre un decennio non hanno più bisogno di questa cautela. E con il loro bel finanziamento a tasso zero attrezzano il salotto di uno schermo di cui non conoscono nemmeno il tipo di retroilluminazione.

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Da qui la domanda: e allora perché hai scelto proprio quel modello? Chiaro, ognuno spende i propri sudati risparmi come meglio crede, ci mancherebbe, ma perché non provare almeno a capire cosa si sta acquistando, o almeno provare a imparare ad utilizzarlo a dovere una volta portato a casa? È questione di buon senso, è questione di dare un senso alla propria spesa, è questione di sfruttare la propria spesa. TV, Smartphone, tablet, lavatrici, forni a microonde, impianti stereo, la cosa vale per tutto. Non interessarsi a comprendere meglio cosa si ha tra le mani è deleterio. È come guidare un’auto e limitarsi alla prima marcia. C’è molto di più sotto al cofano.

Ma possiamo spingerci ancora oltre. Se ognuno nel proprio piccolo imparasse a familiarizzare con i propri aggeggi hi-tech non solo ne trarrebbe un beneficio diretto in termini di utilizzo (anche se forse i forum morirebbero e nessuno avrebbe più bisogno degli amici “guru” della tecnologia, per non dire nerd, va beh, l’ho detto), ma sarebbe soprattutto in grado di imparare a valutare con la propria testa il prodotto che si trova davanti, costringendo le care case produttrici a valutare con maggiore attenzione ciò che propina alla gente, consapevole, a quel punto, di essere in possesso degli strumenti giusti per evitare che le novità vengano distribuite col contagocce, solo perché la maggior parte delle persone crede che si tratti effettivamente di una novità tale da giustificare spese folli. Bisogna iniziare a leggere i manuali, chiedere a chi è più “informato”, capire come funzionano i nostri dispositivi, “smanettarci”, evitando di rassegnarsi ai “tanto non so come si fa”. Sono cellulari e televisori, non astronavi.

Socrate probabilmente non aveva uno Smartphone, ma ci aveva visto lungo: il sapere rende liberi.