WhatsApp gratis per sempre potrebbe non essere solo un regalo


Mobile / domenica, Febbraio 14th, 2016

Ormai lo saprete: WhatsApp è gratis, per tutti, per sempre. Addio abbonamento annuale da “ben” 0.89€, niente più patemi, niente più compassione per chi ancora si sentiva mancare il fiato all’idea di spendere tutti quei soldi per un servizio utilizzato quotidianamente, continuamente. Follia. Evviva, tutti felici e contenti! Ma c’è davvero da festeggiare?

Il modo in cui i suoi creatori prima, e Facebook poi, riuscissero a guadagnare da un client di messaggistica come WhatsApp è da sempre oggetto di discussione: senza pubblicità, il team di sviluppo ha potuto contare su introiti generati solo dal costo una tantum sui device iOS e sull’introduzione dell’abbonamento annuale multi-piattaforma da pochi centesimi in un secondo momento, ma non è chiaro se queste entrate fossero realmente sufficienti a gestire, ad esempio, server e personale dedicato allo sviluppo e al supporto dell’applicazione. Ufficialmente infatti WhatsApp non ha mai rivenduto i dati sensibili dei propri utenti a scopi pubblicitari – come invece accade con altri social network – ed è ancora più difficile da comprendere come Zuckerberg possa aver realmente sborsato qualcosa come 19 miliardi di dollari per acquisirla.

Partiamo dalla notizia più recente, l’azzeramento dei costi di abbonamento. Fino ad oggi i famosi 89 centesimi erano l’unico mezzo di sostentamento per WhatsApp, incapace di produrre ricavi in altre maniere. La scelta di Facebook di renderla gratuita può significare una sola cosa: qualcuno ha trovato il modo difarla fruttare per davvero. E no, non lo fanno semplicemente per compiacere gli utenti, nessuno regala nulla.

Ufficialmente, stando al comunicato sul blog di WhatsApp, l’idea è offrire nuovi servizi che permettano agli utenti di comunicare direttamente coi loro brand preferiti, una sorta di supporto in tempo reale da consultare direttamente dalle chat del client verde. I brand pagherebbero WhatsApp per aprire i loro canali dedicati, evitando dunque ulteriori costi a carico degli utenti. Immaginate ad esempio di poter “comunicare con la banca circa operazioni fraudolenti, o con una compagnia aerea su un volo in ritardo“, come leggiamo nel comunicato. Sicuramente molto pratico ed interessante.

La notizia che però è passata un po’ inosservata è quella relativa ad una nuova “funzione” in arrivo nelle prossime versioni dell’applicazione di WhatsApp, che permetterà di condividere le informazioni del proprio account con quello di Facebook. Questo significa che il social network di Menlo Park potrà mettere le mani su milioni e milioni di dati da aggiungere all’enorme calderone contenente quelli degli utenti iscritti a Facebook, il che si traduce in milioni, forse miliardi, di dollari in più guadagnati dalla vendita di informazioni alle compagnie pubblicitarie, affamate di dati sensibili utili a realizzare annunci sempre più mirati in base ai nostri gusti e alle nostre abitudini.

È questa la chiave di tutto. Facebook ha da sempre basato il suo successo sulla gestione dei dati personali dei suoi iscritti e solo dopo ha iniziato ad offrire servizi extra, a guadagnare da funzionalità satellite. L’acquisizione di WhatsApp aveva proprio lo scopo di arricchire il proprio database, continuando a far lievitare gli introiti derivati dalle pubblicità personalizzate.

Non ci sarebbe quindi da meravigliarsi se in futuro assisteremo ad un’integrazione sempre maggiore del client di messaggistica con il social network di Zuckerberg, magari con una fusione tra Messenger e WhatsApp. Ed è quindi evidente che in quest’ottica rinunciare ad appena 1$ l’anno per utente è una “perdita” più che calcolata, che anzi potrebbe attirare nuovi utenti, finora magari non proprio entusiasti all’idea di pagare poco meno dell’equivalente di un caffè ogni 365 giorni, anche se sembra oggettivamente incredibile.

A questo punto, come sempre, la scelta è vostra: continuare a cedere alle tentazioni del mondo social o rinunciarvi e preservare i propri dati personali (sempre che non siano già compromessi)? E prima che possiate dirlo, sì, sappiamo che esiste Telegram e vorremmo che tutti l’avessero, ma WhatsApp è lì e non ha nessuna intenzione di farsi da parte.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Abits.it