Fanboismo: forse cercavi “fanatismo”


Internet & Social / sabato, Marzo 2nd, 2013

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Il web è il loro campo di battaglia. I grandi marchi le loro bandiere. I cosiddetti “fanboy” sono ormai un fenomeno sociale estremamente diffuso, che trova grande spazio anche nei portali italiani. Facciamo un breve viaggio in questa nuova “moda” per capire meglio di cosa si tratta e cosa spinge gli utenti di tutto il mondo a schierarsi in maniera così drastica.

Un po’ come i tifosi di una squadra di calcio, un po’ come i seguaci più accaniti della religione, i fanboy sono ormai uno status ben definito di tutti coloro che hanno a cuore, forse un po’ troppo, un marchio, un’azienda, un prodotto. Vere e proprie squadriglie virtuali di utenti pronte a darsi battaglia (fino ad ora solo verbalmente, per fortuna) in nome della propria preferenza. Inutile sottolineare che le prime apparizioni dei fanboy riguardano il mondo della tecnologia (il settore decisamente più coinvolto), con il primo vero “battaglione” formatosi, probabilmente senza volerlo, tra una parte di affezionati clienti Apple.

Esistono diversi motivi per cui siano proprio i Fanboy Apple i primi ad essere definiti tali: in un momento di diffusione esponenziale di blog e social network, la casa di Cupertino si buttava a testa bassa nella mischia degli smartphone, facendo innamorare molti del proprio iPhone e facendo storcere il naso ad altri, con uno scambio di idee sfociato in una diatriba via web sospinta anche dal fenomeno dei “bimbiminkia”, personaggi che fanno dell’ignoranza, inconsapevolmente, il proprio capo saldo, ma sui quali preferiamo non soffermarci ulteriormente. Occorre precisare, comunque, che il movimento di fanboismo pro-Apple  anche se largamente più diffuso non è peggiore di tanti altri, altrettanto integralisti, ma probabilmente solamente il primo così ben definito e facilmente distinguibile.

Così come i Fanboy Apple, esistono infatti i cosiddetti “fanandroid”, i Fanboy Google, i Fanboy Sony, i Fanboy Microsoft, i Fanboy Samsung e allargandosi a tutti gli altri settori i Fanboy Audi, quelli BMW, quelli Ducati, quelli pro-Spiderman e pro-Batman, quelli pro-Playstation e quelli Xbox, quelli Canon e quelli Nikon, e così via, fino ad arrivare a toccare un po’ tutti i mercati, anche da molto tempo prima della consacrazione di quelli fedeli alla mela morsicata. E non ci sono Fanboy migliori o peggiori, perché un Fanboy farà sempre la stessa cosa: difenderà a spada tratta, e senza cognizione, il proprio brand o prodotto, solo perché sente di doverlo fare.

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A questo punto la domanda è: perché si diventa Fanboy? In effetti le motivazioni sono piuttosto ambigue, poco chiare e di difficile interpretazione. Perché non si tratta di semplice tifo, fede o senso di appartenenza. Nessun Fanboy diventa “tifoso” di un marchio come lo si può diventare di una squadra di calcio, e nessun Fanboy sostiene un brand perché vi appartiene o perché fa parte della stessa famiglia che lo ha creato. Tanto meno nessun Fanboy è stato catechizzato da bambino per restare fedele ad un’azienda e nessuno è stipendiato da una di loro (quelli ricordano di più i “troll”). Il vero motivo va probabilmente ricercato nell’esperienza personale di ogni utente, anche solo come punto di partenza. Non si tratta solo di acquistare o provare un prodotto ed esserne soddisfatti. E’ più che altro un bisogno inconscio di auto-convincimento nell’aver fatto la scelta giusta, di essere stati in grado di effettuare l’acquisto migliore e meglio ponderato. Anche se con i suoi difetti. E quale giudice migliore se non l’opinione degli altri? Convincere altri individui di aver fatto la scelta giusta è infatti uno dei metodi più diffusi nella nostra società per sentirsi tranquilli rispetto alle proprie decisioni. In un mondo che giudica ogni nostro passo, ricevere un’approvazione su uno di loro ci fa sentire in pace con noi stessi. Ed ecco perché sempre più utenti sentono il bisogno incontrollabile di darsi battaglia, principalmente sul web, nel tentativo di ottenere ragione, l’approvazione di chi non la pensa come loro, dando vita a discussioni “infiammate”, i “flames“, che generano scambi di vedute al limite del buonsenso e oltre, lotte senza confini da far girare la testa. Ed è ben diverso dal sottolineare semplicemente pregi e difetti di un prodotto di un brand o di un altro, come fortunatamente ancora qualcuno riesce a fare.  E, anche se in piccola parte, ognuno di noi si sente automaticamente propenso a distorcere la realtà anche solo in modo impercettibile, pur di ottenere un’opinione favorevole rispetto ad un acquisto. E’ insito nella nostra natura.

Il più delle volte, poi, basta restare coinvolti in una di queste battaglie virtuali per diventare automaticamente succubi di una presa di posizione, che condanna molti a trasformarsi involontariamente in Fanboy, convinti da quel momento in poi che quel prodotto, o più verosimilmente quel marchio, sarà il migliore, l’unico per il quale valga la pena spendere i propri risparmi e discutere animatamente, si fa per dire, con gli altri.

Da una parte i grandi produttori, curiosi spettatori di questo nuovo e dirompente fenomeno, possono contare su veri e propri eserciti di fedelissimi pronti a sostenere ciecamente ogni loro scelta, mentre dall’altra sanno di dover limitare al massimo eventuali problemi e difetti sui loro prodotti, pronti a diventare facile bersaglio degli schieramenti avversari, spietati nel condannarli e nel farne beffa. Come nell’eterna sfida tra Inferno e Paradiso, nella corsa all’accaparrarsi anime in preparazione dell’Apocalisse (sì, lo so, ho preso spunto da “Spawn”).

Come dare torto dunque a Wikipedia, che alla richiesta di ricerca dell’argomento “fanboismo” restituisce un laconico “Forse cercavi: fanatismo“?

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